Le assaggiatrici by Rosella Postorino

Le assaggiatrici by Rosella Postorino

autore:Rosella Postorino
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
Tags: General, Fiction
ISBN: 9788858831090
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2018-01-09T23:00:00+00:00


23.

Non sarebbe tornato; non avrebbe osato presentarsi alla finestra, dopo quel che aveva fatto. Oppure sarebbe venuto proprio per misurare il suo potere. Ma ero stata io a guidarlo nel fienile. Davvero mi aspettavo un trattamento speciale? La privilegiata. La puttana del tenente.

Chiusi i vetri nonostante la sera fosse calda, temevo che Ziegler si intrufolasse nella stanza, temevo di trovarmelo di fianco al letto, o sopra di me. Il solletico in gola, a quel pensiero.

Lo scacciavo, arrotolavo il lenzuolo in fondo al materasso, cercavo isole di frescura su cui appoggiare i polpacci. Se avesse osato venire, gli avrei sbattuto in faccia il mio rifiuto.

Accesi la lampada con il solito panno sopra, e mi sedetti alla finestra. L’idea che fosse lui a rifiutarmi – dopo avermi vista sporca di vomito, indegna – mi dava rabbia. Poteva fare a meno di me. Io invece lo attendevo, scrutando la campagna nera, indovinando nel buio la strada sterrata, fino alla curva, e più su la deviazione che conduceva al castello, dove tutto era cominciato.

All’una spensi il lume, un moto d’orgoglio, un’ammissione di sconfitta. Aveva vinto Ziegler, d’altronde era più forte. Mi sdraiai di nuovo, i muscoli così rigidi che mi faceva male la schiena. La sveglia ticchettava, mi innervosiva. Poi un rumore sottile mi atterrì.

Unghie sul vetro. Un’ondata di paura rievocò la nausea del giorno prima. Nel silenzio, soltanto le unghie che graffiavano, e il mio battito che rimbombava.

Quando il rumore cessò, mi alzai di scatto. Il vetro muto, la strada vuota.

“Come va, signore? Sono contento che vi siate riprese.”

Deglutii a fatica. Pure le altre smisero di mangiare, e guardarono Ziegler – di sfuggita, quasi fosse proibito ma non potessero evitarlo; poi ci guardammo tutte a vicenda, le facce spiegazzate.

Dopo l’intossicazione, dopo che la mensa si era rivelata per quel che era, una trappola, ogni volta che una SS si rivolgeva a noi il panico ci assaliva. Se addirittura era Ziegler a farlo, sentivamo un pericolo imminente.

Ziegler girò attorno al tavolo, si avvicinò a Heike, disse: “Sarai contenta che sia tutto finito”. Per una frazione di secondo pensai che alludesse all’aborto. Forse lo pensò anche Heike: annuiva con movimenti corti della testa, troppo rapidi per nascondere il nervosismo. Alle sue spalle, chinandosi, lui protese un braccio verso il suo piatto fino ad agguantare una mela. Neanche fosse a un picnic sull’erba, l’addentò: il suono del morso fu nitido, sinistro. Masticava camminando, il busto in avanti, le braccia indietro, come se ogni passo fosse il principio di un tuffo. Era così strana, la sua camminata: allora perché mi mancava?

“Volevo ringraziarvi per la collaborazione durante l’emergenza.”

Augustine fissava la mela nella mano del tenente, le ballava una narice. Il naso di Elfriede era come sempre otturato, respirava male. Un reticolo di sangue stagnante imporporava le guance di Leni. Io mi sentivo esposta. Ziegler passeggiava e masticava, con tale flemma che pensai avrebbe cambiato tono da un momento all’altro; ci aspettavamo un colpo di scena, pronte al peggio, impazienti che arrivasse.

Ma Ziegler completò il giro, si fermò dietro di me.



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